Avviso: questa settimana faccio un test. Ho scritto l’articolo e ne ho fatto un podcast . No, non mi sono messo a registrare un podcast. L’ho fatto generare all’AI, infatti notere alcune pronunce strane, non ci posso fare niente. Magari per qualcuno è più comodo e io ci metto un minuto a generarlo. Non è tutto l’articolo è una sorta di sintesi semplice e accattivante. Se piace, lo mantengo.
Altra novità: sempre con l’AI ho fatto tradurre questo articolo in linguaggio comprensibile a chi ha 12 anni. Lo trovate in fondo.
Datemi pure dei feedback rispondendo all’email. 💡
Ora Cominciamo.
immagini della Disney©
1. Il futuro comodamente seduti
Ricordate l’ultima sequenza di WALL·E? Gli esseri umani, in fuga da una Terra soffocata dai rifiuti, vivono su un’astronave‑resort. Ognuno è adagiato su un seggiolino‑hover che lo trasporta ovunque, mentre uno schermo personale lo segue come un cagnolino fedele. Parlano solo attraverso quel display, anche se il vicino è letteralmente a pochi centimetri.
Quel fotogramma – comico e tragico allo stesso tempo – non è più solo fantascienza. È la fotografia ad alta definizione di molte delle nostre giornate: scrolling infinito, ordini one‑click, consegne lampo. La tecnologia ci fa risparmiare fatica fisica, ma rischia di rubarci l’allenamento mentale e sociale che costruisce una comunità.
2. L’economia della solitudine
Secondo la newsletter AI Supremacy, le piattaforme digitali stanno perfezionando un modello d’affari che potremmo chiamare Solitudine‑as‑a‑Service. Più l’utente è isolato, più ha bisogno di micro‑dopamine digitali (notifiche, like, streaming, shopping). Meno tempo trascorre in relazioni reali, più tempo dedica allo schermo – e quindi alla monetizzazione pubblicitaria o alle sottoscrizioni premium. E non pensiamo che le relazioni che viviamo attraverso i dispositivi siano relazioni come quelle dal vivo.
Perchè? Semplice perchè le relazioni sono mediate da un dispositivo, il MEDIUM, che non è imparziale. Si insinua e cerca di dirci a chi dare attenzione e a chi non prestare attenzione. Decide lui per noi, tramite notifiche, timeline, lunghezza dei video.
La solitudine non è un effetto collaterale: è il prodotto. Si vende compagnia sintetica, consulenza immediata, perfino amicizia a pacchetto mensile. Un’economia che prospera proprio perché svuota i luoghi fisici di interazione.
Implicazioni per i figli adolescenti
L’adolescenza è un cantiere aperto: la corteccia prefrontale, deputata al controllo degli impulsi, matura intorno ai 25 anni, mentre il sistema limbico – sede della ricerca di ricompensa – accelera già nei primi anni della secondaria. Questa "asincronia" espone i ragazzi a decisioni rapide e al desiderio di approvazione continua. Le piattaforme che monetizzano la solitudine si incuneano proprio in questa finestra neurale, offrendo gratificazioni dopaminergiche a ogni tap.
Tre meccanismi di cattura
Notifiche intermittenti – un rinforzo variabile stile slot machine che mantiene il telefono sempre entro 30 cm dal volto.
Conteggio pubblico di like e visualizzazioni – trasforma l’autostima in metrica numerica, alimentando ansia da performance.
Algoritmi di affinità – servono feed su misura che riducono l’esposizione a punti di vista divergenti e impoveriscono le competenze di confronto.
Effetti documentati
Riduzione del sonno: studio su Nature (2024) – −27 min di sonno medio per chi controlla lo smartphone dopo le 22. E secondo un altro studio sempre pubblicato su Nature, c’è una forte correlazione tra l’obesità e uso serale/notturno dei dispositivi
Aumento della solitudine percepita: survey Pew Research (2025) – 54 % degli adolescenti dichiara che i social "li isolano dai veri amici".
Impennata di acquisti impulsivi in‑app: pagamenti a zero attrito facilitano spese su skin, fast‑fashion e booster di gioco.
Strategie di attrito positivo
Timer condivisi e digiuni digitali: finestre di disconnessione serali e una giornata a settimana senza social.
Co‑viewing critico: guardare e commentare insieme contenuti digitali, trasformando il feed in discussione familiare.
Wallet familiare con approvazione doppia: ogni micro‑transazione richiede il consenso di un adulto, inserendo uno stop riflessivo.
Sfide offline di gruppo: sport, maker space, volontariato – luoghi dove la gratificazione è corporea e comunitaria.
Si possono fare degli esercizi in classe per smascherare la personalizzazione occulta ad esempio il Filter‑Bubble Sprint: due gruppi navigano gli stessi argomenti con profili social opposti; dopo 30 minuti confrontano i feed, misurando la divergenza in notizie e annunci.
Con un attrito progettato bene, la tecnologia torna strumento e non fine: i giovani imparano a premere il pulsante con consapevolezza, non per riflesso.
3. L’attrito è libertà
Kyla Scanlon, in The Most Valuable Commodity in the World is Friction, ribalta il mantra «faster is better». Ogni click in meno, sostiene, è anche un pensiero in meno. Rimuovere l’attrito – code, dubbi, conferme, riflessione – ottimizza la conversione ma intorpidisce il libero arbitrio.
Quando tutto accade «senza sforzo», l’utente smette di domandarsi se e perché fare qualcosa: scivola in un consumo automatico. Niente “cambi di marcia” mentali. Quando la piattaforma toglie code, conferme, passaggi intermedi, ti fa arrivare alla ricompensa (un acquisto, un video, un like) senza alcun sforzo cognitivo.
L’assenza di frizione è un impianto perfetto di pigrizia epistemica. “Epistemico” riguarda la conoscenza: se per ottenere qualcosa non devi riflettere, confrontare, verificare, il cervello resta in folle. Ti abitui a prendere decisioni (o ad accettare informazioni) in automatico, senza quel piccolo attrito che attiva il senso critico.
Pensate alla rimozione completa dell’attrito che c’è sui social o che si sta realizzando con i sistemi di Intelligenza Artificiale: tutto automatizzato, pensate allo scroll infinito, ai video brevi per evitare la concentrazione, non viene data possibilità di decisioni complesse, solo scroll o risposte automatizzate. Questo porta alla
Non voglio tornare di nuovo ad evocare scenari pessimi ma capite che la situazione è ancora sovrapponibile a quanto raccontato la volta scorsa sui pensieri di Hannah Arendt che individuava nella solitudine la condizione ideale perché attecchisca un regime totalitario: individui scollegati tra loro sono più facili da manipolare. Democrazia, invece, presuppone un demos: non la somma di monadi, ma un corpo vivo capace di discutere, dissentire, decidere collettivamente.
Oggi non serve immaginare stivali e propagande urlate: basta un feed curato su misura che riduce la polis a un flusso personalizzato. Se il popolo si atomizza in timeline individuali, la sfera pubblica evapora dietro uno swipe.
4. Human‑in‑the‑Loop
Il teologo e filosofo Paolo Benanti lo ripete nel suo libro Human in the Loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali: occorre mantenere l’uomo all’interno dei processi decisionali, non lasciando che l’automazione diventi invisibile come l’acqua per i pesci, o l’aria per noi. Anche qui ritorna l’attrito.
Mettere un umano “nel loop” significa:
impostare limiti temporali o monetari oltre i quali l’algoritmo chiede una seconda conferma;
progettare schede leggibili che spieghino perché una raccomandazione compare;
responsabilizzare sviluppatori, docenti, genitori – non solo data scientist – a governare i modelli.
5. Giovani, scuola e IA: i lati luminosi
Non servono piattaforme specialistiche: con ChatGPT o Gemini qualunque docente (o genitore curioso) può già costruire in autonomia materiali inclusivi e stimolanti. Ecco sei idee pratiche, tutte realizzabili dall’interfaccia chat in meno di due minuti.
Ritmo personalizzato istantaneo
Prompt: «Spiegami la fotosintesi in 150 parole per uno studente di 1ª media con ADHD e inserisci una piccola attività‑gioco ogni due paragrafi».
L’IA restituisce un testo breve, segmentato e intervallato da micro‑paure che mantengono alta l’attenzione.Compito “a scalini” per chi ha disturbi specifici dell’appendimento (DSA)
Prompt: «Scomponi l’esercizio “calcola l’area di questo trapezio” in passi numerati, ciascuno con un esempio guidato».
Lo studente dislessico affronta un’istruzione alla volta, senza sovraccarico visivo o cognitivo.Quiz con feedback incorporato
Prompt: «Crea 5 domande a scelta multipla sulla Rivoluzione francese; dopo ogni risposta spiega in due righe il perché».
Il docente stampa o condivide il quiz: la correzione è già inclusa, risparmiando tempo in classe.Lezione multicanale
Prompt: «Riassumi il capitolo sulle cellule in uno schema puntato; poi scrivi un breve copione per un audio‑podcast di 2 minuti sullo stesso tema».
Nascono subito un outline visivo per chi apprende leggendo e una traccia audio per chi preferisce ascoltare.Role‑play di conversazione
Prompt: «Fingi di essere un receptionist; parla in inglese livello A2 e fai domande allo studente finché non chiedo di fermarti».
L’IA sostiene la parte, lo studente pratica la lingua in un ambiente privo di ansia sociale.Rubrica di valutazione express
Prompt: «Crea una griglia a 4 livelli per valutare un saggio di storia di 1000 parole (criteri: contenuto, struttura, fonti, stile)».
La rubrica arriva già formattata; l’insegnante deve solo adattarla alle proprie priorità.
La chiave resta immutata: l’IA estende l’inventiva dell’insegnante, non la sostituisce. Una buona domanda produce un buon assistente, ma il giudizio critico rimane responsabilità dell’umano. E soprattutto chi legge il risultato deve capire se è un risultato valido.
Ritornando all’attrito, dopotutto anche Wall-E riesce a svegliarci proprio creando attrito. Svegliati dal torpore tutto riprende senso, e ritorniamo ad incontrarci o come dice Dante alla fine dell’Inferno, “uscimmo a riveder le stelle”. Che poi loro erano già nello spazio…
Vi ricordate l’anno di uscita di Wall-E?
Non c’era L’IA, ok facile.
Non cerano i social!
Non c’era l’iPhone (era stato presentato qualche mese prima e in italia arriverà due anni dopo) e tutti gli smartphone non esistevano ancora.
Era il 2008.
Fine.
Bonus: La stessa cosa ma scritta per un ragazzo di 12-14 anni.
1. Il futuro in poltrona
Immagina di stare seduto su una poltrona-hover che ti porta ovunque, proprio come nel film WALL·E. 📺 Non conosci il cartone? lo guarderai in futuro.
Stop e pensa: Ti sembra comodo, vero? Ma se tutto è facilissimo, quando alleni i muscoli… e la mente?
2. Soldi dalla solitudine
Le app vogliono che tu rimanga sempre connesso. Più scrolli, più notifiche ricevi, più loro guadagnano.
Mini-check:
Quante volte oggi hai aperto il telefono “solo un secondo”? ⏱️
Ti sei sentito un po’ solo dopo?
Ricorda: Se ti senti isolato, non sei tu che “funzioni male”. È un trucco progettato per farti restare online.
3. I tre ganci digitali
Notifiche a sorpresa – come una slot machine 🎰, disabilitale tutte!
Contatore di like – l’autostima diventa un numero 🔢
Feed su misura – vedi solo ciò che già ti piace, niente idee nuove 🔄
Pausa-riflessione: Riesci a chiudere l’app appena senti ding?
4. Gli effetti sul corpo e sul cervello
Sonno in meno 😴 – guardare lo schermo dopo le 22 ti ruba quasi mezz’ora di riposo.
Spese impulsive 💸 – skin, booster, vestiti “clic-e-compra”.
Più solitudine 😕 – oltre metà dei ragazzi dice che i social li allontanano dagli amici veri.
Domanda lampo: Ti è mai capitato di comprare qualcosa online e pentirtene subito?
5. Metti… un po’ di attrito!
Fai diventare il telefono più “lento” di proposito:
Timer condivisi: dopo le 21 , modalità silenziosa.
Giornata senza social: scegli un giorno a settimana.
Portafoglio a doppia chiave: ogni acquisto chiede anche il “sì” di un adulto.
Sfide offline: sport, bricolage, volontariato.
Prova-subito: Stacca 30 min e fai una passeggiata. Noti differenze? Come ti sei sentito in quei 30 minuti? quanto hai pensato al tuo dispositivo in quei 30 minuti?
6. Umano nel loop 🧑🤝🧑
Le macchine decidono in un lampo; tu puoi metterci un semaforo rosso:
Limiti di tempo o spesa: “Basta, domani si riparte”.
Spiegazioni chiare: chiediti Perché mi fanno vedere questo video?
Adulti responsabili: insegnanti, genitori, sviluppatori che controllano gli algoritmi.
Quiz-veloce: Sai spiegare a un amico perché sta vedendo proprio quell’annuncio?
7. IA e scuola: i super-poteri buoni
Con ChatGPT o simili puoi:
Lezione su misura: “Spiegami la fotosintesi in 150 parole e fammi un mini-gioco”.
Esercizi a scalini: un passetto alla volta → zero panico.
Quiz con risposta subito: impari dagli errori in tempo reale.
Podcast + schema: stesso argomento, due formati.
Conversazione in inglese: pratichi senza vergogna.
Rubrica velocissima: criteri chiari per correggere un tema.
Sfida-flash: Chiedi all’IA di creare un gioco di carte per ripassare storia. Riesce?
8. Sveglia dal torpore 🛎️
Nel film, WALL·E fa scuotere tutti creando… attrito.
Ogni volta che decidi di fermarti, pensare e parlare dal vivo, fai lo stesso: ti svegli e il mondo torna a essere un posto pieno di scelte vere.
Ultimo invito: Chiudi questo testo, alza lo sguardo e chiedi a qualcuno vicino:
“Ehi, ti va di fare due passi con me?”
Ecco, hai appena rimesso l’umano al centro.
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